Gentile dott.ssa Rivolta,
Partendo dal presupposto che risulta difficile non solo per la famiglia ma anche nella società far accettare la propria omosessualità, vogliamo affrontare l’argomento seppur con le pinze, con cognizione di causa.
Per un genitore, sapere che il figlio/a è omosessuale può essere traumatico e di casi ce ne sono a migliaia. Perciò vogliamo dare qualche consiglio “psicologico” alle mamme e ai papà che si trovano ad affrontare questa realtà.
- Spesso l’omosessualità si vive in segreto e per questo ci rivolgiamo in primo luogo ai figli che si trovano di fronte alla decisione di dire ai propri genitori la verità. Come possono affrontare questa situazione?
È proprio vero, ad oggi l’omosessualità viene vissuta da molti in segreto. Tanti sono ancor i pregiudizi ma soprattutto le difficoltà da parte dei figli a comunicare ai genitori la propria omosessualità . Il coming out è una decisione molto sofferta, e nella maggior parte dei casi è il genitore che “casualmente” viene a conoscenza della omosessualità del figlio.
Cosa suggerire ai figli?
Affrontare questo tema non è assolutamente semplice, prevale da una parte il disagio più o meno profondo di essere omosessuale , dall’altro il timore della reazione del genitore, la paura di compromettere la relazione con il genitore . Emerge la paura di non essere accettati o anche rifiutati.
Ovviamente ogni situazione è unica e comporta una specifica modalità , in quanto dipende dalla storia di quella famiglia, dalle dinamiche e dalle relazioni affettive e psicologiche precipue di quel nucleo.
Non ci sono delle regole magiche ma alcuni consigli utili:
è importante che il figlio si rivolga , una volta presa questa decisione, al genitore con il quale ha maggiore sintonia , confidance direbbero gli inglesi . Il genitore con il quale ha sviluppato nel corso degli anni maggiore intimità emotiva e’ generalmente la madre . ma a volte anche il padre rappresenta un interlocutore privilegiato se è persona aperta e scevra da pregiudizi.
E’ necessario trovare il momento ed il luogo più adatto per parlare.
Ma soprattutto sarà il contenuto e la modalità di comunicazione che avrà un valore assoluto.
Mi spiego meglio, il coming out ha un significato molteplice, liberatorio per il figlio che desidera essere riconosciuto dal genitore per quello che veramente è, ma anche di opportunità per costruire un rapporto basato sulla accettazione della realtà.
Il figlio è certamente portatore di sofferenza , che sia stata elaborato o tuttora presente ,e nella comunicazione la parte emotiva deve essere anche un contenuto trasmesso.
Certamente non sarà facile , magari richiederà più tempo , ma è un aspetto fondamentale, perché apre lo spazio ad un ascolto profondo.
Le prime reazioni dei genitori sono spesso negative , ma prima o poi arriverà l’accettazione ed il dialogo . E’ importante lasciar loro il tempo per riflettere ma non lasciare che ritorni il silenzio.
A volte accade che il genitore ignori o dimentichi ciò che viene detto, è importante trovare l’occasione per parlarne di nuovo.
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- I genitori (non tutti) difficilmente accettano l’omosessualità dei propri figli. Come si può affrontare questa realtà?
Fortunatamente non tutti i genitori non accettano l’omosessualità del figlio . Forse è più opportuno dire che sono i tempi per arrivare ad una accettazione che variano da genitore e genitore . I tempi sono molto soggettivi e dipendono da diversi fattori.
Per un genitore l’omosessualità del figlio rappresenta una ferita profonda , ancora oggi ci sono genitori che si chiedono dove hanno sbagliato e taluni (fortunatamente pochi ) ricorrono a pensieri di ipotesi genetiche trasmesse , o pensieri di gravi patologie che devono essere risolte.
Per tanti altri prevarrà la preoccupazione legittima delle sofferenze che il figlio avrà vissuto e e che sta vivendo, delle difficoltà che incontrerà nella vita in genere , sociali e altro ancora.
Altri ancora si sentiranno in lutto rispetto alla possibilità di diventare nonni.
Una condizione di privazione rispetto ad una aspettativa progettuale del figlio.
Tutto ciò per dire che le emozioni, i sensi di colpa, i dubbi , le paure e altro ancora sono sentimenti molto forti e se non verranno elaborati condizioneranno pesantemente l’importanza di accogliere e accettare positivamente la omosessualità del proprio figlio.
Esiste un tempo perché ciò avvenga, ma il suggerimento ( se permane un sentire ambivalente e negativo ) è quello di farsi aiutare da uno psicologo , peraltro ricordiamo che spesso questa rivelazione mette anche in crisi la coppia stessa genitoriale . E quindi un supporto psicologico, uno spazio di condivisione è davvero molto importante.
- Se un genitore capisce e comprende le sensazioni e le necessità del figlio e l’altro invece dimostra di non voler accettarlo, come si può mediare?
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Se un genitore comprende e capisce è già un passo importante.
Significa che l’altro genitore ha bisogno di più tempo , ma si devono evitare i silenzi più o meno colpevolizzanti che nel divenire diventano dei veri e propri macigni , precludendo ogni possibilità di dialogo.
Colui che ha compreso può iniziare a documentarsi in internet, navigando sui forum e con tatto e gradualità invitare anche l’altro a leggere . La condivisione è fondamentale per acquisire un altro punto di vista e relativizzare il proprio.
Leggere anche altre realtà che hanno vissuto o vivono le stesse difficoltà rappresenta una preziosa opportunità per attivare qualsiasi percorso di cambiamento , la chiusura porta solo a negare o amplificare la situazione.
- E’ importante per un genitore spiegare al proprio figlio quali saranno le difficoltà che incontrerà nella vita?
-Certo, è importante. Il genitore è portatore di una lunga esperienza di vita, e potrà presentificare difficoltà o complessità che chiunque e ancor più l’omosessuale potrà incontrare nel suo percorso di crescita.
Ma dovrà fare attenzione ad evitare giudizi o rappresentare scenari che sono anacronistici con i tempi che comunque evolvono.
Ricordiamoci che oggi l’omosessualità ha una sua collocazione di tutela e di spinta al riconoscimento assai diversa dal passato. Ed il futuro potrà solo che migliorare tale processo . Perché tutto sta cambiando a gran velocità e dipingere scenari a priori negativi è inopportuno.
Il genitore, a mio avviso, dovrà concentrarsi sullo stato d’animo del figlio, su ciò che vive dentro di sé e capire come aiutarlo a vivere al meglio la propria omosessualità.
- Quant’è importante per un figlio la vicinanza di un genitore in questa situazione?
-è fondamentale, Il sostegno è una risorsa preziosa per ogni figlio e ancora di più per il figlio omosessuale , perché ricordiamoci che sapere di avere comprensione, conforto e disponibilità permette di acquisire dentro di sé quella sicurezza che permette di affrontare la vita nel modo migliore, con ottimismo e fiducia.
- L’ignoranza e i pregiudizi rappresentano i veri ostacoli; come può un genitore affrontarli assieme al proprio figlio/a?
-Può farlo in molti modi, prima di tutto è opportuno che con onestà e umiltà metta in discussione se stesso per elaborare i propri.
Poi tutto sarà più semplice perché il dialogo sarà più spontaneo e aperto e quindi il figlio potrà parlare e raccontare senza timore ogni pensiero e situazione che vive e insieme (genitore e figlio ) si potrà individuare la soluzione migliore,
Vede nella mia lunga attività professionale, ritengo quale problema in assoluto più grave, l’assenza di dialogo e quindi di confronto.
Perché porta all’isolamento e ad amplificare in modo abnorme ogni pensiero o accadimento . Compromettendo pesantemente la vita della persona che vive il problema. È bene ricordarlo sempre : ogni genitore ha il dovere di educare i propri figli a parlare delle proprie emozioni , di ciò che sente . Una condizione importantissima per promuovere e tutelare il benessere psicofisico del proprio figlio.
- Omosessuali non si nasce e nemmeno si diventa; omosessuali si è. E’ possibile dare una definizione scientifica all’omosessualità?
-Certo che sì . Da un punto di vista psicologico e sessuale l’omosessualità è l’attrazione e quindi la preferenza sessuale di una persona verso individui dello stesso sesso.
Da un punto di vista medico possiamo definirla come una variante non patologia del comportamento sessuale umano , sottolineando in questa definizione l’aspetto non patologizzante contenuta in essa.
La psichiatria e la medicina hanno riconosciuto ufficialmente nel rapporto omoerotico , una variante normale del comportamento sessuale umano dal 1973 , rimuovendo l’omosessualità dalla lista del DSM (Manuale diagnostico-statistico dei disordini mentali ) e nel 1993 lo stesso punto di vista è stato ufficialmente condiviso dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
N.B. Capisco la delicatezza dell’argomento, perciò se le viene in mente qualcos’altro che non le ho chiesto direttamente nelle domande, la prego di scriverlo.
Grazie
Simona Gambaro