In ambito sessuologico per matrimonio bianco intendiamo una particolare relazione di coppia: lui e lei, uniti da sentimenti amorosi ed affettivi, cercano il piacere erotico-mentale e fisico – ma un ostacolo (per lo più psicologico) rende vano il congiungimento completo dei loro corpi. La coppia, insomma, non riesce ad avere rapporti sessuali completi.
È un concetto, questo, assai antico: nel diritto canonico si parla di “ratus et non consumatus” quale causa di annullamento religioso del matrimonio.
La Storia ricorda il caso di Re Luigi XIII di Francia: era sposato con Anna d’Austria e, malgrado le pressioni del Cardinale Richelieu, non riusciva a mettere incinta la sua bella sposa per avere un erede. Solo dopo 3 anni il Cardinale scoprì che il matrimonio tra i due non era ancora stato consumato, complice la giovane età del Re. Sei anni più tardi venne alla luce il sospirato erede, il futuro Re Luigi XIV.
Corso intensivo
Sembra paradossale ma la stima dei matrimoni bianchi nel mondo è molto elevata. A Singapore c’è addirittura una clinica – il Women’s and Children Hospital- specializzata nel risolvere il problema di come fare l’amore. Propone alle coppie 4 settimane di corso intensivo per familiarizzare con il proprio corpo e apprendere l’abc del sesso.
In Italia sono parecchie migliaia i casi di coppie sofferenti che, per pudore o imbarazzo, spesso faticano a chiedere aiuto, nonostante ogni giorno, anche per tempi lunghi, rinnovino un vissuto profondo di inadeguatezza personale.
Difficile avere dati precisi. E’ infatti un fenomeno sotterraneo perché tenuto gelosamente segreto dalla coppia, ammantato da un sentimento di vergogna ma anche di forte complicità: i partners sono uniti da questo segreto, una sorta di patto di fedeltà che suggella, in modo indissolubile, il loro legame. Il silenzio verso l’esterno è rigoroso, parenti, amici conoscenti, nessuno deve sapere.
Ma ogni notte, nella loro intimità, si ripete il drammatico fallimento: nonostante il desiderio reciproco di unirsi fisicamente, la coppia è impossibilitata a compiere ciò che vorrebbe. Lo impedisce una difficoltà sessuale.
Soggetti e disturbi
Sono persone normali, di ogni livello sociale e culturale, persone realizzate, donne seduttive e anche attraenti, uomini dotati e forse poco aggressivi, che condividono tra loro una intimità amorosa e anche creativa ma che si limitano al petting, perché obbligati ad escludere, nel loro gioco amoroso, la penetrazione.
I disturbi, opposti e speculari sono due : il vaginismo nella donna, una contrazione involontaria dei muscoli che circondano la vagina e l’impotenza coeundi nell’uomo. Entrambi rendono impossibile la penetrazione.
Sono coppie che spesso si scelgono! Una sorta di antenna interiore fa infatti cadere l’interesse proprio l’uno per l’altro e insieme – complici e alleati – rafforzano e mantengono il problema.
La relazione “bianca” difende entrambi da una sessualità che vivono come minacciosa.
Desiderio e libido restano intatte, sono partners che si cercano eroticamente, ma non possono andare oltre: pena, il dolore fisico talvolta lacerante. Il fallimento genera una sofferenza profonda e rappresenta un continuo feed back negativo, una sorta di circolo vizioso.
Cause
L’aspetto psicologico è prevalente, (solo nel 10% possiamo parlare di cause organiche): paure, ansie ed insicurezze, associate ed incrociate fra i due partner della coppia, portano ad identificare la sessualità, e la penetrazione in particolare, con stimoli e con emozioni negative.
Molte possono essere le motivazioni: tabù e inibizioni educative, sopravvalutazione della verginità, violenze o traumi sessuali passati, fobie o avversioni verso l’atto penetrativo.
Ma anche l’eccessivo attaccamento alla famiglia d’origine, l’immaturità e quindi l’esigenza di restare sempre figli, impediscono una sessualità adulta.
Rimedi
Le coppie decidono di uscire dal tunnel del silenzio e di chiedere aiuto per vari motivi: per alcune prevale, giorno dopo giorno, il desiderio di risolvere il problema: trovare cioè, finalmente, un piacere completo per abbandonarvisi insieme; per altre, invece, la “molla” è l’ esigenza di normalità, spesso per realizzare il sogno di un figlio.
Tre storie
“..dopo anni di fidanzamento, casto, scelto da entrambi, finalmente arrivò la prima notte, tutto era stato perfetto, la cerimonia religiosa, il pranzo, ma la notte tanto sognata, che doveva unire i nostri corpi, fu piena di dolore , un male fortissimo impedì l’atto”, racconta Elisa, …”invano cercavo di contrastare il dolore, ma era impossibile. Mi sentivo lacerata, stringevo il cuscino, le lacrime copiose rigavano il mio volto. Tutto si fermò, pensavo di morire. Questa drammatica situazione durò per ben 5 anni, ogni notte si rinnovava la mia disperazione. Ma il sentimento cresceva , il nostro segreto rendeva ancora più forte l’amore .Oggi desideriamo un figlio. Per questo siamo qui dallo specialista”.
Racconta Giovanni: “La desideravo tanto, ogni giorno di più , la vedevo in ufficio e già prefiguravo quel giorno. Il giorno venne e fu tragico: eravamo entrambi nudi , coglievo la sua tensione , ogni tentativo di penetrarla amplificava la sua espressione di dolore, una barriera , un muro impenetrabile, ricordo ancora la sua espressione, mi ritornava in mente l’Urlo di Munch!
E di colpo non avevo più erezione, la sua sofferenza mi aveva bloccato…… ”
L’atto penetrativo da lui o da lei o da entrambi viene agognato ma anche fortemente temuto e quindi evitato.
Per costoro, l’amore è presente, ma non ha potere “taumaturgico”, non è sufficiente – da solo – per risolvere il loro problema.
Paura dell’intimità
Queste coppie portatrici di silenzio, unite dal destino di non poter condividere – pur desiderandola molto- una completa intimità psicologica, ma anche e soprattutto fisica, si impegnano, spesso, in tentativi disperati che portano però a congelare sempre più il loro desiderio per paura di sperimentare nuovamente il dolore fisico della penetrazione. Un dolore che ritorna durante – e talvolta ancor prima della penetrazione. Un dolore che si fissa nella memoria mentale e corporea della coppia.
In questo modo l’epilogo è quasi certo: la paura diventa sovrana, l’intimità è bandita come forma di protezione di sé e dell’altro.
In questi casi il percorso psicosessuologico è elettivo e risolutivo: prevede un intervento sulla coppia come unità, non solo attraverso un itinerario di consapevolezza della propria storia, ma anche attraverso prescrizioni concrete, mirate a contenere le ansie e ad apprendere un nuovo linguaggio del corpo. La terapia porta ad un successo pari al 90% , i tempi di risoluzione variano e sono personali per ogni coppia, massimo 6 o 8 mesi.
Conclude Angela: “….abbiamo concluso il cammino, insieme abbiamo esplorato i territori misteriosi del nostro dolore fisico che per anni ci ha impedito l’accesso al piacere, un percorso di speranze e di palpiti struggenti. Siamo finalmente giunti ad una comunione mentale e fisica dei nostri corpi e del nostro piacere…. Ed è meraviglioso”.